“Quando si varca questo cancello si è tutti nudi”. Sembra una provocazione il monito che è solito dare Giampaolo Baroni, per tutti il Maestro, quando ci si approssima a trascorrere una serata da lui, nel suo mondo che, è il caso di dirlo, ha predisposto con tanto acume, estro e non meno cura. Una sorta di set cinematografico in cui ciascuno spogliarsi dei propri ruoli, delle proprie stellette sociali, per essere una volta tanto tutti alla pari, come di fatto si nasce. Quanto a pensieri e problemi, compagni di viaggio, quelli subiscono una battuta d’arresto, una sorta di congelamento nel momento stesso in cui si varca la porta di ingresso. Infatti è tale lo stupore che prende nel calarsi in quella dimensione altra, rispetto a quella da cui si arriva, che si è solo concentrati sul qui e ora, sul guardarsi intorno, come a non volersi fare scappare nessun particolare.
Un luogo inaspettato, difficile da trasferire nella sua peculiarità: “come faccio a rendere l’idea ai miei amici? È impossibile, per quanto cerchi di raccontare! Non posso che portarli a vedere e vivere questa esperienza” è quanto ripete spesso chi sta vivendo quella serata “Dal Maestro”, una struttura sui generis ricavata da una barchessa nel cuore verde della prima periferia di Parma, che Giampaolo Baroni ha pensato, disegnato e allestito personalmente.
Quattro anni spesi in due tempi (due e mezzo per la prima parte e uno e mezzo per la seconda), anche per ricercare o realizzare lui stesso i pezzi più consoni per ciò che aveva in mente. Il risultato è un’ambientazione felliniana, in cui convivono in giocoso accostamento pezzi di vita, tra oggetti, opere d’arte e gigantografie che insieme creano particolari atmosfere tra l’immaginario e l’onirico.
Fin da bambino Giampaolo ha sempre avuto due particolarità: attratto dalle persone le osservava profondamente, ci entrava, cercando di immedesimarsi in loro e al tempo stesso riusciva a vedere già materializzato ciò che aveva in mente. La fame di vita, lui stesso si definisce zingaro di vita, ha fatto il resto, portandolo a collezionare una molteplicità di esperienze lavorative che lo hanno reso ancora più eclettico. Così ha iniziato via via a far convergere: la sua voglia di creare; la passione per il canto (l’aver vinto “Canta città” gli ha guadagnato una strada nell’intrattenimento: dai 15/16 anni ha iniziato a far Karaoke con Fiorello e poi serate in discoteca con Albertino); quell’educazione al gusto grazie alla madre (bravissima cuoca in forza nei migliori ristoranti di Parma) sfociata nell’ esperienza in rinomate gastronomie cittadine (“dove – come ricorda – mettevo la mia arte e nella relazione con le persone e anche nell’affettare salumi sottilissimi!) che lo han portato a disegnare e realizzare gastronomie per altri, chiavi in mano.
Poi è arrivato ad aprire la sua prima bottega: 18 mq, una perla di particolarità, in un borghetto zona Duomo, perché quel localino così caratteristico era come una calamita per i parmigiani e anche per i turisti. Questo finché l’attività di intrattenimento, per cui pure era molto conosciuto in città, non gli ha guadagnato l’accesso alla tv locale, Teleducato. Qui, visto il suo estro e la sua vivacità, è arrivata la proposta del direttore Ferraguti di fare un programma televisivo.“Ricordo nitidamente – racconta Giampaolo – di quando sono andato a chiedere un camper a Dall’Aglio, lo storico venditore di riferimento per i camperisti parmigiani, per poter realizzare la trasmissione che avevo in mente: Fuori città. Tieni le chiavi, mi disse prontamente. Da lì ho iniziato a conoscere sempre più gente fino ad arrivare a lavorare come regista a La cavalcata di Mogol e Battisti ma anche alle Olimpiadi del Tricolore, le para olimpiadi a cavallo e altro ancora”.
Poi è arrivato il momento della creatura della maturità artistica di Giampaolo, il frutto di tutti i tasselli che ha messo nella sua vita, meglio ancora delle sue stratificazioni, tanto ricca e complessa è la sua persona.
Per questo varcare la soglia Dal Maestro, per chi lo approccia per la prima volta, è un colpo secco, stupore che toglie il respiro: non una donna ma un manichino di donna dai capelli neri lunghissimi, posta accanto a una grande botte di vino, ti accoglie nel pre-ingresso.
Entrando nella prima sala un’altra figura femminile silente veglia dall’alto, seduta su un soppalco e circondata da gigantografie che ritraggono i simboli di Parma: un Duomo e Battistero da un lato, il lungo- Parma dell’altro, un austero Giuseppe Verdi fra catene di dischi che fanno da cornice. Sotto, nella splendida sala tutta in legno, il sapore antico della vecchia osteria, ricca di frutti della terra e prodotti del territorio (i più vistosi sono certamente le forme di parmigiano e i salumi ) che sbucano da ogni dove. L’osteria esplode nella seconda sala, ancora più grande e pure particolareggiata, dove, fra i tanti elementi ricercati e mai casuali nella loro collocazione, spiccano enormi grappoli di uva che scendono sul tavolo: sono splendidi lampadari realizzati da Giampaolo.
Un affamato di vita è un grande curioso che cerca instanacabilmente. E Gianpaolo è così. Ci sono pezzi molto particolari fra quelli esposti: dall’anguilla realizzata con una liana e infilzata da un forcone vero, a una balanza per pescare, un’enorme rete regalatagli da un anziano signore, che Giampaolo ha fatto diventare lampadario, con la sua lunghissima canna, così come un orologio elettromeccanico regolato dal movimento di palline a sfera, realizzato artigianalmente in Argentina da uno che ha girato il mondo.
Gli oggetti lì dentro hanno una storia. E l’instancabile ricerca di Giampaolo va nella direzione di voler raccogliere e portare storie di vita, che siano di persone o oggetti, dentro la sua creatura.
Ben due piccoli maestosi teatri, uno per sala, allestiti con sontuosi tendoni in rosso cardinale, vogliono rendere omaggio al bel canto e sono stati concepiti per essere utilizzati per esibizioni o per proiezioni di documentari sul territorio.
“Voglio far riassaporare il processo della storia dell’uomo con le emozioni, i gusti, i piaceri una sorta di salvaguardia di ciò che è vita e che la tecnologia tende a far dimenticare. Nei diversi ruoli che rivesto nel corso della serata, dal servire ai tavoli all’intrattenere, favorisco la socializzazione fra le persone, che coinvolgo in modo diverso a seconda di chi ho davanti e li trascino anche ad esibirsi insieme a me”.
E così il far gustare meravigliosi taglieri di salumi e formaggi e qualche piatto sfizioso della tradizione (Giampaolo seleziona prodotti, è in grado di tagliare forme di parmigiano reggiano e disossare prosciutti, ha un vigneto e produce vino) in un ambiente magico e coinvolgente, vuole far sì che a fine serata si vada a casa con lo zaino pesante di vita.
All’indomani è tempestato di messaggi il telefonino del Maestro, titolo che Giampaolo si guadagnato dai propri clienti già dai tempi della bottega: “Maestro ma dove sono stato ieri sera: mi è andato via tutto nella testa, mi sembrava di vivere un’altra era. Ho girato il mondo ma un posto così non l’ho mai trovato”.
A ben guardare Il Maestro canta la sua terra, celebra come pochi quel Parma città creativa Unesco della gastronomia (titolo guadagnato da un paio d’anni) con tutte le sue peculiarità, la promuove e davvero nel mondo. Tutti gli stranieri che gravitano da lì tornano a casa mantenendo un filo, chi ne scrive, chi ritorna chi segnala e manda amici. Come quell’ingegnere canadese che ha scoperto questo locale per lavoro e che dice di voler portare, dal Canada, la moglie per festeggiare il suo compleanno a sorpresa. Ci sono iniziative uniche, come questa singola, che non attendono altro che di essere afferrate dentro un sistema più ampio, collettivo, di promozione del territorio. Perché questa è promozione vera, spassionata, che viene dal cuore.
E guarda caso certe sorprese si celano nei luoghi meno in vista ma che hanno in serbo tesori preziosi, perché come canta Nicolò Fabi: “raro è trovare una cosa speciale nelle vetrine di una strada centrale. Per ogni cosa c’è un posto ma quello della meraviglia è solo un po’ più nascosto”.
E a questo proposito c’è una figura che Dal Maestro si muove quasi in punta di piedi, non smaniosa di apparire ma splendida per il suo influsso positivo e di una tal dolcezza e garbo che se la conosci non te ne dimentichi: è Milly! La sua più grande forza è quella di esserci sempre, nella sua silenziosa determinazione che vale più di tante parole.
In una notte Giampaolo ha scritto il copione di un film che intende realizzare: non ci è difficile crederlo. Nei suoi occhi scorrono pellicole di scene, a cui ogni giorno dà vita, con quella poesia che non può che sgorgare da chi cerca il bene degli altri.
Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it
Dal Maestro
Strada Mulattiera Inferiore, 31/B
Fraore – Parma
T. 3662693698