Ci sono oggetti nel nostro destino che sembrano volerci dare indicazioni o fungere da promemoria, in certi momenti inaspettati della vita.
A Cristiano Paccagnani è accaduto proprio così quando, in una casa in ristrutturazione, ha trovato fra i calcinacci una piccola zucca, come lui aveva in mente. “Mi piace pensare che lei abbia trovato me” ci racconta Cristiano mentre corre col pensiero a quel viaggio in moto con gli amici, destinazione Turchia.
“Era l’inizio degli anni ’90 -ricorda- e dopo aver attraversato diversi Paesi siamo entrati in terra turca. Nel nostro girovagare tra Bodrum e Izmir, mi ha colpito il concentrato di micro-imprese, che producevano e vendevano lampade realizzate con la zucca dalla colorazione molto forte per noi: viola, oro, argento e perle colorate. Dico la verità, ne sono rimasto affascinato e ne avrei portata a casa una volentieri ma sulla moto non potevo caricarla! Questa scoperta ha innescato in me il desiderio di cimentarmi a mia volta e in un qualche modo mi è rimasta dentro nel tempo”. Rientrato a casa, Cristiano di fatto non ha mai trovato né il tempo né il modo cioè non si è presentata l’occasione giusta per sperimentare questa tecnica.
Ci è voluta quella zucca abbandonata fra i calcinacci, a cui nessun altro avrebbe dato importanza, a fare scattare la molla per attivarsi sul serio. “Ho iniziato a lavorarla con un avvitatore a batteria, con risultati ben lungi dalle mie aspettative. D’altronde in questo campo dovevo arrivare all’affinamento della tecnica da solo, non esistendo tutorial. Senza dimenticare la fragilità della zucca in fase di lavorazione: se usi l’attrezzo sbagliato esplode e ti rimane in mano un pugno di segatura e schegge di zucca sparse. L’oggetto finito invece si rivela durevole nel tempo” ci spiega per farci approcciare a questo campo molto particolare.
Si trattava di fare tante prove e tanto esercizio e quindi di trovare un buon fornitore della zucca giusta, appartenente alla famiglia della lagenaria, di origine molto antica e poco conosciuta in Italia, rispetto alle zucche comuni. “Si caratterizza- ci spiega Cristiano- per essere molto tenera e sviluppare una corteccia legnosa con l’essiccazione, a differenza delle zucche comuni. E questo lo sanno bene in Giappone e Turchia dove le lavorano abitualmente”.
E prosegue “ qui da noi in certi paesi viene, e veniva anche in passato, utilizzata come contenitore di semi ma anche per fabbricare strumenti a corda”. Se nei primi tempi Cristiano ha iniziato a rifornirsi da un commerciante di zucche già essiccate, non hai poi tardato – causa un repentino e spropositato innalzamento dei prezzi- a pensare di coltivarsele da solo, finché non è arrivato a crearsi una rete di contatti, in tutta Italia, che si sono detti disponibili a collaborare in questo. Così ha iniziato a distribuire semi da piantare dopo il 25 aprile, per avere un ritorno in zucche a inizio inverno. In cambio l’oggetto di design, una lampada da lui ricavata dalla zucca!
All’essicazione, che avviene naturalmente (è il picciolo che funge da valvola) ci pensa lui e se il pezzo è grande (8/9 kg) può occorrere anche un anno.
Eleggere un’unica tipologia di oggetto, la zucca appunto, al centro del proprio lavoro significa che deve piacere “Rimango sorpreso dalle forme armoniche che la zucca assume nel suo sviluppo per cui è già bella così: la natura ti sorprende! -racconta Cristiano- Come un legno raccolto in spiaggia che metti in un angolo poco significativo della casa e gli da’ valore”.
Questo è il presupposto da cui parte quando, dopo aver sviluppato una sua tecnica si arma del micro-trapano, simile a quello da dentista, e alternando diverse punte di varie dimensioni, inizia a effettuare semplici fori, realizzando motivi sempre diversi “perché- come dice lui- è la forma della zucca che suggerisce il disegno”.
Poi passa alla finitura con l’utilizzo di tinte naturali e gomma lacca, come nel restauro. Su richiesta applica anche perline in vetro cracklè (lavoro certosino: ogni perlina richiede tre passaggi a livello di fori).
A seconda delle dimensioni i suoi pezzi diventano lampade da tavolo, appliques, lampadari semplici o a grappolo ma anche piantane. Per ciascuna tipologia Cristiano, in arte Lampu Labu, provvede a creare armoniche basi con legno di recupero (noce, quercia, abete), nel caso delle piantane sta utilizzando gambi di vite seccati. Poi assembla il tutto montando lampade a led che, non producendo calore, non danneggiano la zucca, bisognosa come il legno dei giusti accorgimenti.
Non è l’estetica della lampada ma il gioco di luce che filtra da quei fori, proiettandosi sul muro e creando atmosfera, ad essere al centro dell’attenzione di Cristiano, in arte Lampu Labu. E quindi l’oggetto è funzionale a un effetto che lui intende ottenere.
Cristiano è un tipo tosto, uno di quelli che due o tre idee sulla vita, senza fronzoli, se le è già fatte.
Il suo impegno quotidiano è in una comunità terapeutica per le dipendenze- dalla droga, all’alcool fino al gioco d’azzardo compulsivo. In precedenza ha lavorato con l’unità di strada, cioè a contatto con il tossicodipendente attivo. Ama questo lavoro e non manca di portarci dentro degli stimoli. Sono frequenti gli inviti in comunità di figure impegnate su fronti umanitari (Emergency) giornalisti, speaker radiofonici per mantenere collegato quel gruppo alla vita vera.
La passione delle lampade non rappresenta uno sfogo dal lavoro ma dall’invasione quotidiana, da tutte quelle forme di controllo che arrivano banalmente a partire dal cellulare “Dove sei? Cosa stai facendo? È il martellamento a cui siamo continuamente sottoposti nell’arco di una giornata.
“La mia cantina adibita a laboratorio è il mio pensiero felice. Quando entro lì ho la privacy, la tranquillità. La musica è quella che io voglio, il mio trapano diventa un mantra (non è un rumore eccessivo ma neanche qualcosa che puoi far finta di non sentire). In questo spazio la mia testa è libera e ci trascorrerei ancora più tempo di quanto riesca a fare effettivamente” ci confida.
I suoi due bimbi sono entusiasti della passione di papà, al punto da chiedere di essere coinvolti, sperimentando loro pure. Così Cristiano gli riserva zucche di scarto e li mette all’opera con il trapano. E bisogna vedere quanto sanno sorprendere!
In questi giorni antecedenti Halloween un pensiero di gratitudine corre a chi la zucca l’ha di nuovo nobilitata, come nel corso dei secoli ha fatto l’arte; al guizzo creativo capace di far cambiare la prospettiva delle cose; al gusto, la bellezza mai abbastanza diffusi e ai valori di una persona che nel suo laboratorio dovrebbe ospitarci un po’ tutti. Perché ci sono dipendenze che ci riguardano più da vicino di quanto non pensiamo.
Simona Vitali
Lampu Labu
Foligno (PG)
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Crediti fotografici: copertina di Lucia Gasparini, abat-jour bianca di Diego Menichini