Educazione Civica

IO PENSO CHE I BAMBINI SIANO BELLI IN TUTTO IL MONDO

20 dicembre 2017

La geografia del tempo plasma i luoghi e la natura, producendo un paesaggio che ti costringe a fermarti, a rallentare per goderne appieno la bellezza.
Pensavo a questo mentre Fabrizio Banterla mi raccontava le origini del suo storico vivaio, uno dei primi a vedere la luce sul lago di Garda, nel 1921.
“Un secolo fa qui c’erano gelsi che arrivavano fino alle sponde del lago, adatti per la produzione dei bachi da seta, gli ulivi c’erano ma molto più radi. – racconta Fabrizio, che ha preso le redini, insieme ai due fratelli Adriano e Maurizio e al cugino Gianni, dei Vivai Banterla fondati dal nonno Anselmo pochi anni dopo la fine della prima guerra mondiale – Fu mio padre, tra gli anni ’40 e ’50, a introdurre, insieme ad altri agricoltori, le viti e l’ulivo in maniera estensiva, grazie agli incentivi destinati a queste coltivazioni”.


I Banterla, di origini cimbre, una minoranza linguistica tedesca stabilitasi da tempo immemore nelle terre dell’occidente veneto,  me li ha indicati Luigi Caricato, oleologo e ideatore di Olio Officina, per soddisfare la richiesta del mio migliore amico, Tonino, che voleva acquistare piante di ulivo gardesano per implementare il suo terreno sulle colline piacentine, dove fin dall’Ottocento trovava dimora questa pianta mediterranea.
“Ti mando il numero del fisso perché il cellulare non prende, vai da loro, sono una garanzia” dice Caricato.
Con questa premessa partiamo verso il paesaggio gardesano convinti della sua immutabilità secolare, che le parole di Fabrizio mettono invece in discussione facendoci riflettere sulla consapevolezza che sono molti i fattori che concorrono a creare bellezza. Non ultimo la mano e l’occhio dell’uomo. Se Francesco e Marco (figli di Anselmo) insieme agli altri agricoltori non avessero impiantato ulivi e viti come sarebbe oggi il paesaggio gardesano?
“E come sarebbero alcuni giardini, pubblici e privati, se ci fossimo limitati a soddisfare la richiesta di magnolia e qualche pianta da frutto?” rilancia Fabrizio a questa mia considerazione fatta a voce alta, tra i filari di ulivi di varie annate in cui ci muoviamo per la selezione delle piante più indicate per il trapianto in terra piacentina.


Scatta lì la curiosità, quella affinata a capire se dietro alle persone c’è una bella storia da raccontare; e quella di Fabrizio, dei suoi fratelli e cugini lo è, al netto della loro attività professionale. Che comunque li ha portati, da semplici vivaisti a diventare architetti del paesaggio: “Ci chiamano, in particolare in Germania, per affidarci la creazione dei loro giardini e noi cerchiamo sempre di trasportare quella dimensione di italianità che piace perché porta al ricordo di giorni lieti di vacanza, di uno stile apprezzato in oni parte del mondo. Altrettanto facciamo quando si commissionano parchi e aree verdi pubbliche come, ad esempio, il lungo lago di Bardolino dove abbiamo messo a dimora 32 diverse varietà di tulipani”.


Delle loro storie ne scopro i pezzi, passo dopo passo nel vivaio prossimo a festeggiare il secolo di vita, quando ci imbattiamo in una collezione di agrumi dalle forme e varietà più strane.
“Sono la mia passione – confida Fabrizio – e, da qualche anno, riesco a selezionarne di particolari, resistenti, belli grazie all’amicizia che si è creata con un ragazzo mandato qui dall’Università di Catania per uno stage”.
Il ragazzo si chiama Andrea Barbia e, nel periodo dello stage durato tre mesi, a lui Fabrizio racconta, tra una potatura e l’altra, la sua passione per gli agrumi e la determinata ricerca di una qualità che non sempre riesce a trovare.
Ritornato in Sicilia Andrea diventa una sorta di pusher degli agrumi per rifornire Fabrizio: “Il risultato è questo. Andrea viaggia per la Sicilia e seleziona per noi le migliori varietà, anche le più strane come il limone mano di Budda”.


Una bella storia si, ma non finisce qui il racconto di Fabrizio che, dopo che gli ho raccontato del sito, timidamente confida: “Se vuoi ti racconto un’altra storia, ma non c’entra con gli ulivi, gli agrumi, il vivaio”.
La curiosità è una catena di piccole domande che, messe in fila, coprono grandi distanze e la storia che ci racconta Fabrizio parte proprio da qui, dall’interrogativo che lui si è posto di fronte ad un bambino nell’inverno di 12 anni fa.
“Tutto è nato perché mio cugino ha ospitato un bambino ucraino e, in una sera d’inverno, mi sono ritrovato a chiedermi: perché non lo faccio anch’io. Anzi, perché non lo facciamo in tanti. E da lì ho coinvolto l’associazione Cavaion nel mondo, di cui faccio parte” spiega Fabrizio.


Da 12 anni, in estate, vengono ospitati i bambini degli orfanotrofi di Chernobyl nella scuola elementare del paese che i volontari di Cavaion nel mondo trasformano in ostello: “Letti, cucina, servizi, trasformiamo noi le stanze della scuola e, prima dell’inizio dell’anno scolastico, riportiamo tutto com’era, aggiungendo sempre qualche intervento migliorativo per le aule” racconta un Fabrizio che, dagli ulivi e dai giardini è passato a raccontarci questo progetto che una turista in vacanza sul lago ha descritto come “grande organizzazione di persone che fanno tutto con grande grande grande amore”.
Infatti, come dice Daniella, l’amica di Fabrizio coinvolta nell’associazione, “lavoriamo tutto l’anno per rendere l’accoglienza dei bambini un momento totale di salute, serenità e fiducia” e, tra le iniziative per raccogliere i fondi necessari, c’è anche la partecipazione ai mercatini di Natale di Bad Aibling, in Baviera, con i prodotti tipici del territorio gardesano.
Ma non finisce qui perché Fabrizio, pochi mesi fa è volato a Zhytomir per consegnare una borsa di studio all’Istituto Svevit: “Una scuola cattolica a cui abbiamo donato la borsa di studio e sviluppato anche progetti in loco, come la rampa per l’accesso ai ragazzi portatori di handicap”.


Tornano le parole che raccontano di salute, serenità e fiducia dimostrando come, a volte, basti poco per dare una risposta positiva alle parole di una bambina ucraina ospitata nell’estate scorsa quando, nel video in cui si racconta dell’esperienza afferma “io penso che i bambini siano belli in tutto il mondo, la differenza sta nelle opportunità”: essere, ad esempio, persone di buona volontà, come sono Fabrizio e i volontari di Cavaion nel mondo.

Luigi Franchi
luigifranchi@solobellestorie.it

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