Educazione Civica

LA TERRA DELL’ANIMA DI GUERRINO FANCHI

20 marzo 2016

L’ho ascoltato per la prima volta ad un comizio agrario in tema di “Memorie di Biodiversità”: una staffetta di interventi che ha visto alternarsi un enogastronomo, un accademico e lui, contadino vecchio stampo.
Schiacciante per semplicità e saggezza ha infervorato, più di tutti, gli animi dei presenti, con il suo linguaggio chiaro e la purezza della sua visione.
Guerrino Fanchi, una vita spesa per buona parte all’estero come meccanico, giunto all’età della pensione circa 20 anni fa, ha  maturato di tornare a vivere nella casa che gli ha dato i natali, nel caratteristico borgo di Cà Fanchi, frazione di Pennabilli.

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La pace respirata fra quei vecchi muri gli ha dato l’ispirazione di indagare meglio quel luogo che si presentava a tutti gli effetti come un piccolo mondo autonomo: una chiesa di curiosa architettura, che gli ha svelato che i suoi antenati si sono insediati lì almeno dal ‘600, un mulino, un forno per il pane, spazi adibiti a coltivazione, un pozzo romano, una fornace e una quindicina di case separate fra loro.

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Curiosità, ricerca e incontri con esperti locali hanno portato Guerrino ad attribuire ancora più valore a quel borgo e a rivalutare ciò a cui non aveva dato inizialmente troppo peso.  Come quelle viti che ha trovato al suo arrivo e che, ad un’analisi più approfondita,  si sono rivelate preziose, in quanto ultracentenarie!

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A quel punto è stato naturale per lui innestarsi in questa dimensione, per dare rispettosa continuità a ciò che ha trovato e divenire coltivatore di frutti e ortaggi dimenticati. E avvalersi di metodi antichi come la piantata, che rispetta la pianta lasciandola libera di esprimersi nel suo corso, senza obbligarla a produzioni forzate.

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Negli anni è capitato spesso che  Tonino Guerra, dalla vicina Pennabilli,  facesse visita a Cà Fanchi, e seguisse tra l’ammirato e il divertito, i vari processi di coltivazione raccolta e pulitura di frutti e ortaggi o prendesse parte a feste stagionali. Tonino ,che nutriva profondo rispetto per la natura, amava respirare ad ogni occasione l’atmosfera di quel borgo e di quelle usanze ritrovate. Lui che stava trasformando la sua Pennabilli in un piccolo paradiso, ricco di  angoli significativi, in primis l’orto dei frutti dimenticati, insieme all’inseparabile Gianni, l’amico e sostenitore di sempre.  Con lui ha trasformato le idee, anche le più stravaganti, in realtà. Un vero sodalizio questo fra Tonino e Gianni, che ha fatto di Pennabilli un luogo dell’anima.

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“Bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l’anima” era solito ripetere Tonino.
Questo è oggi Pennabilli, con l’orto dei frutti dimenticati, il  santuario dei pensieri, la casa dei mandorli… e questa è Cà Fanchi, dove i tempi sono quelli della natura, assecondata e non forzata.
Io non so se Tonino abbia contagiato Guerrino o viceversa , di certo entrambi erano accomunati da uno stesso modo di vedere. Mi piace pensare che si siano alimentati a vicenda. Che il pensiero dell’uno sia servito all’altro per fare uno scatto di crescita.
Tonino Guerra vedeva nel contadino un “un continente, una persona così preparata a vivere da sapere affrontare tutto”.

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Mentre rileggo questo suo pensiero mi appare davanti agli occhi il viso bianco e rosso di Guerrino, il suo sguardo buono e quel modo affabile di accogliere. Ti viene voglia di abbracciarlo dopo poco che lo hai conosciuto e lo ascolti affascinato quando ti racconta del bruschetto, il vino ‘intelligente’ e dissetante per chi fa lavori di fatica; della sua mela rozlina, che si mantiene senza particolare conservazione; della pera zucca, che per poterla mangiare va schiacciata, così le si toglie il brusco.
Cà Fanchi è molto frequentata da studiosi, studenti, amici nuovi e di vecchia data, con cui Guerrino condivide il progetto “Orto amico di Casa Fanchi”.

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Cosa cercano? Certamente spunti per i loro studi, approfondimenti, prove sul campo, un modo piacevole per trascorrere il tempo. A ognuno il suo in questo microcosmo di iniziative che spaziano dalla produzione di semi antichi per l’orto alla lavorazione artigianale dell’oro e dell’argento di Mario Cesari (altro abitante del borgo), dalle visite delle scolaresche per conoscere la piantata alla festa annuale del borghetto rurale.
Di certo, in quel ritorno alla terra in purezza, trovano quell’infallibile saggezza che solo dalla terra nasce ed è forse per questo che di Guerrino arrivano a diventare innanzitutto amici. Guerrino ha tanti amici, perché a una persona così non si può che volere bene!

Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it

Un caloroso ringraziamento lo devo, con tutto il cuore, a Sergio Paolucci, uno degli amici protagonisti di Orto amico di Casa Fanchi, per il ricco corredo fotografico che mi ha messo a disposizione.

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