Geografia

PIAZZA, BELLA PIAZZA

31 luglio 2016

Non si costruiscono più le piazze! Pensavo a questo quando, pochi giorni fa, in viaggio hanno passato alla radio la magnifica canzone di Lucio Dalla – La sera dei miracoli – con il celebre verso: …e la gente corre nelle piazze per andare a vedere.
Il luogo simbolo dell’Italia si sta svuotando dei suoi significati, la si attraversa frettolosamente, i capannelli di persone sono sempre più rari, in molti casi sono presidiate solo da extracomunitari che ne fanno ancora un posto dove ritrovarsi. Qualcuno dirà che si sono svuotate proprio per questo. Altri sostengono che è colpa delle banche che si sono prese gli edifici più belli che si affacciano.
Eppure la storia ci insegna che la piazza esiste nel momento in cui esiste la città e la città è nata, ed ha motivo di esistere, attorno al suo fulcro principale e corrispondente alle funzioni urbane: civili, religiose, commerciali.

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La piazza è attrazione. Quante volte ci è apparsa all’improvviso, ci ha obbligati ad ammirarla, con ogni spazio pensato e funzionale come un teatro aperto all’accoglienza: di persone, di feste, di mercati.
Riportare la piazza a luogo d’incontro potrebbe essere il più potente antidoto al tempo malato che stiamo vivendo, fatto di paura dello sconosciuto. Non saranno i Pokemon a ridare valore alle piazze di tradizione, nonostante le campagne di marketing che ne sostengono l’idea. Sono gli sguardi curiosi, è la centralità urbana (basti pensare a come, in modo intuitivo, ci spostiamo verso il centro ogni volta che arriviamo in un luogo), la voglia che in ciascuno di noi perdura di conoscere dalla voce degli abitanti qualcosa di quella città. Il bisogno, anche se inespresso, di confrontarci. Di stare insieme.
La piazza è senso civico collettivo,  usiamola per questo.

Le mie piazze del cuore

Piazza del Comune a Cremona
Per me vuol dire: fotografia. Si imparano molte cose esercitando l’arte e il piacere della fotografia, a cominciare da una grande disciplina: la pazienza. Può apparire desueta questa affermazione in una società che brucia immagini ad un ritmo frenetico, a partire dai selfie; una pratica che occupa tutta l’inquadratura, portando le persone a non vedere più nulla dei luoghi. In questa piazza ho scattato, molti anni fa, la fotografia a cui sono più legato, aspettando tre ore finché quella bici non è passata esattamente sulla linea di selciato che avevo scelto.

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Piazza Maggiore a Bologna
Inevitabilmente associata alla parola: confronto. Per anni questa piazza ha accolto persone civili che ne hanno fatto il simbolo dello scambio di idee, di opinioni, anche contrastanti tra loro ma sempre con il rispetto dell’altro. Ho ancora vivido il ricordo di quando, in una Bologna in stato d’assedio negli anni ’70, gli anziani della città si misero a parlare ai giovani “indiani metropolitani”, disinnescando una tensione altissima.

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Piazza del Campo a Siena
Questa piazza è sinonimo di libertà. Forse una delle poche piazze in cui le persone si siedono sul selciato, mantenendo un forte senso civico, per sentirsi a proprio agio in quello straordinario anfitetatro. Nonostante la città stia vivendo un momento poco felice, rimane alta la percezione del buongoverno, dipinto dal Lorenzetti, proprio nelle forme con cui è stata pensata questa piazza, due volte all’anno sede del Palio e delle conseguenti passioni.

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Piazza dell’Unità d’Italia a Trieste
Bisogna arrivarci dal mare per capirne la reale dimensione e come questa piazza abbia probabilmente significato il viaggio, come spiega lo scrittore triestino Paolo Rumiz: “…senza muoverci di un millimetro, possiamo vedere l´Europa e la Turchia, immaginare le isole di Ulisse e le birrerie di Praga dove Hrabal cercò i suoi personaggi, fiutare i bassifondi della grande Venezia e le steppe del mondo slavo sterminato”.
Arrivo e partenza, scambio commerciale e integrazione sociale; queste sono le percezioni che lì si vivono.

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Piazza del Duomo a Ortigia
È splendida, nei suoi bianchi mediterranei, nella sua ampiezza e nei suoi ritmi. A questa piazza associo una bella storia d’amore, percepita tra le mura e i tavoli di un edificio che fu residenza di Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia e regina morganatica delle Due Sicilie. Ora in quell’edificio è ospitato un ristorante – Regina Lucia – condotto da Salvo Calleri e Roberta Gallo: innamoratissimi l’uno dell’altra, ma anche del proprio lavoro, da farne ragione di vita. È bello vederli, e diventarne amici.

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Piazza del Municipio di Castell’Arquato
Il silenzio è associato a questa piazza medievale dove si incontrano i tre monumenti del potere militare, religioso e civile (uno dei rari esempi urbanistici dell’epoca). Il silenzio che cala all’imbrunire, quando l’argilla degli edifici dà il meglio di sé sul piano cromatico. Il silenzio assoluto che venne chiesto dal pianista Brad Mehldau, in uno dei più straordinari concerti jazz che ho vissuto.

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Ci sono piazze in ogni città, difficilmente brutte all’origine, a volte deturpate da discutibili interventi di recupero, ma sempre pronte a riprendere la loro funzione. Spetta a noi ridargliela e sconfiggere paure che ci portano all’individualismo. Nelle piazze si impara sempre qualcosa di nuovo, di bello e di buono.

Luigi Franchi
luigifranchi@solobellestorie.it

 

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