Geografia

LA BOTTEGA DELLE MERAVIGLIE

19 dicembre 2016

Non c’è niente di più bello che imbattermi in qualcosa che catturi la mia attenzione così, all’improvviso, senza che lo stia cercando, solo perché si trova lungo il mio tragitto. E regolarmente mi fermo, anche se per poco, perché  lo stupore della sorpresa e la curiosità che si innesca sono troppo forti.
Stavo attraversando il cuore della vecchia Firenze, l’Oltrarno, quando imboccando Borgo Santissimi Apostoli, una via tranquilla e ovattata, costellata qua e là di poche e composte vetrine, ho intravisto a distanza una voluminosa  esposizione di oggetti, indefiniti alla mia vista, a rivestire la facciata esterna di una torre antica e a fare da cornice a una porticina.

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La curiosità mi spinge in quella direzione e mi perdo letteralmente dentro un’ingegnosa architettura  da cui sbucano gli oggetti più svariati: dagli utensili da cucina, in rame, legno l’olivo, cesti, giocattoli e oggetti d’epoca  alternati a frutta, verdura , fiori, targhe , pagine di riviste in bella mostra.

L’associazione di forme, i colori, la particolarità di ogni pezzo esposto ma anche l’ingegno della disposizione  come a strati (i cestini o le cassettine di frutta sono incastonate fra gli oggetti, come dentro a nicchie) impattano la vista in modo dirompente, catturando letteralmente qualunque sguardo.

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A quel punto inizio a ronzare intorno a quest’opera monumentale per qualche scatto fotografico delle diverse angolature e di alcuni particolari. Così facendo attiro l’attenzione del bottegaio che si affaccia sull’ingresso e, lusingato dai complimenti,  mi invita ad entrare per visionare anche l’interno.

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Incredibile! In un piccolo locale di 16 metri quadrati c’è un tale concentrato di prodotti e articoli che mi pare di vedere  pietre incastonate in un anello. Non ci sono spazi liberi. È il caso di dire che ogni cosa ha il suo posto, calcolato. Qui è veramente questione di ottimizzazione dello spazio, tra pareti, pavimento e soffitto.
Mi giro verso  Michele, così si chiama il bottegaio, e gli chiedo come sia definibile un tale e cosi articolato esercizio. Ci pensa un attimo e mi risponde interrogativo, come ad avere la mia conferma, “Bazar?” e aggiunge “abbiamo una licenza molto vecchia che ci permette di vendere di tutto”.

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Poi chiama la moglie Sandra indaffarata nel piccolo retro, fautrice dalle origini di questa che si è sempre chiamata La bottega del Chianti, e la invita a raccontarmi la storia.
“L’aveva aperta mio padre nel 1934, – ricorda Sandra con lo sguardo che corre lontano – fin da ragazzina ho iniziato ad affiancarlo fino a rimanere  da sola nella gestione, quando papà è mancato”.

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È inevitabile che le chieda se quella bottega sia sempre stata così ricca: “Ha sempre avuto il suo banco di alimentari con i prodotti  toscani – salumi, formaggi, le olive, il patè di olive, tra i primi a tenerlo, un buon pane, olio e vino giusti… – la frutta e la verdura, ma anche utensili di rame, cesti intrecciati a mano e pure roba vecchia. Nel tempo ho a poco a poco inserito quel che piasceva” prosegue Sandra con quell’irresistibile accento toscano che crea simpatia e quel viso gioviale risaltato da un allegro grembiulone,  che ti fanno  venir voglia di stringerla in un abbraccio.
Un indubbio personaggio, perfetto in un ruolo che, è il caso di dirlo, se lo è cucito addosso.
Ciò che piace a Sandra parla al femminile, non a caso ha inserito cosmetici all’olio di oliva, ma anche bambole e bigiotteria vintage – una parte della sua sconfinata collezione – lei che ne è sempre andata matta e le cose vecchie, anche di quelle ne ha sempre raccolte parecchie fino a decidere di iniziare a portarle in negozio per esporle  e, chissà, magari venderle.

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Ci sono meravigliosi pezzi fra quelli in esposizione, come una carrozzina giocattolo degli anni ‘30 che era della sua mamma, un cavallino a dondolo in latta ma anche una pompa per i vitigni che utilizzava lo suocero.

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Michele l’affianca da una decina d’anni. Anche lui ha portato una sua impronta in questa attività. Con la sua passione per la campagna, dov’è nato, gli piace inserire attrezzi, utensili o pezzi vecchi di questo mondo. Ha sempre avuto una predilezione per i campanacci da pascolo, ha individuato un artigiano che li realizza in ferro battuto e si è fatto il regalo di acquistarne una serie da appendere al soffitto della bottega.

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Come dire che, tanto Sandra quanto Michele, si tolgono lo sfizio di circondarsi  anche di qualcosa di non facilmente vendibile per il piacere di averlo davanti agli occhi, nell’arco delle loro dieci/dodici di lavoro giornaliere.  C’è una buona intesa fra loro, dove non arriva uno arriva l’altro, quello che non vede l’uno vede l’altro. È assoluta la loro dedizione verso quella che considerano la loro creatura, a cui si dedicano con uno slancio e una cura che non conosce inflessioni.

Osservando l’allestimento esterno mi chiedo, e chiedo loro, se sia permanente oppure se venga rifatto ogni giorno.  Quasi meravigliato per la domanda Michele mi risponde: “Ogni giorno! Al mattino impiego oltre due ore per fare la mostra e la sera un’ora e mezzo per smontarla!”.
E Sandra aggiunge: “Lui la fa più bella di come la facevo io”. Anche lei ogni giorno impiega parecchio tempo, fra un cliente e l’altro a disporre al meglio i prodotti: “Tutto deve essere perfetto – specifica – perché la precisione in questo spazio così piccolo è fondamentale”.
E come fate con la polvere? Come riuscite a intervenire?
“Ogni settimana viene fatto un passaggio e nel mese di ferie si leva tutto e si pulisce a fondo” mi spega Sandra.
Un brivido mi corre lungo la schiena: che coraggio! Che bella forza! Ci si perde d’animo con molto meno nelle case moderne!

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Ma tutto quanto l’impegno e la pazienza certosina vengono ripagati dalle tante, tantissime soddisfazioni che la coppia raccoglie ogni giorno. In una città dove costa anche l’aria che si respira, qui si trovano ancora genuini panini “extra”, come loro li definiscono, a prezzo modico insieme a una calda accoglienza. E poi quell’opera d’arte mobile è motivo di pellegrinaggio ed è fotografata quasi alla stregua del David di piazza della Signoria.

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I più attenti o i più fortunati si sono accorti dell’esistenza di questo luogo così rappresentativo che riviste autorevoli o guide ricercate non hanno esitato e non esitano a segnalare. E come si dice, questa volta senza riempirsi soltanto la bocca: “E son soddisfazioni”.
Ho incontrato due sguardi benevoli, che mi hanno ricordato che valore ha l’accoglienza, aprendomi il loro mondo come fanno regolarmente con tutti. Sono entrata in una casa, che è qualcosa di più intimo di un’attività commerciale.
C’è fiducia in Sandra e Michele: nelle persone e nella vita!

Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it

La bottega del Chianti
Borgo Santissimi Apostoli, 41/r
Firenze
Tel. 055 283410
www.labottegadelchianti.it

 

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