Educazione Civica

CI SONO GIORNI DA VIVERE SOFFIANDO IN UNA BOLLA DI SAPONE

24 dicembre 2017

“Ci sono giornate che andrebbero vissute soffiando bolle di sapone e mangiando caramelle gommose” (cit. Andrea Crevatin) e altresì ci sono situazioni in cui questa modalità diventa canale di comunicazione preferenziale, linguaggio universale per riuscire ad entrare in relazione con gli altri, in qualunque latitudine del mondo.
Se è vero che ciascuno di noi, nel corso della vita, si dota di un più o meno corposo mazzo di chiavi per entrarci, è anche vero che di una chiave ben precisa si è attrezzato, a un certo punto, Yuri Bussi: il mondo delle bolle di sapone.  Salese del sasso (ovvero originario di Sala Baganza) ma figlio del mondo, conosciuto da grandi e piccini come il bollaio, in arte il Bollaio Matto, ha un percorso di vita costellato di scelte fortemente volute e per niente semplici, che gli hanno richiesto di ingegnarsi in modo inusuale rispetto al comune.


Yuri, 30 anni,  è prima di tutto un educatore, frutto del suo percorso di studi, spinto da un’insaziabile fame di umanità e di vita. Le esperienze fatte, toccando i cinque continenti dai 18 anni in poi, lo hanno visto maturare competenze in tema di ambiente, agricoltura, edilizia (specializzato nelle costruzioni in terra cruda e in particolare di bagni a secco nelle aree rurali), ristorazione collettiva (organizzazione e gestione). Ben sette pagine di curriculum da cui attingere, , l’acquisizione di cinque lingue (spagnolo, inglese, francese, russo e portoghese) e il coltivare, in modo crescente nel tempo, molte passioni parallele fra cui il teatro, lo yoga, il circo sociale, l’arrampicata, il parkour, la montagnaterapia.


Fin da piccolo a Yuri piaceva camminare nel buio, senza vedere dove sarebbe andato a finire. Di solito il buio è più facile che faccia paura piuttosto che piacere e già questo può dire qualcosa delle persone.
Il primo viaggio che lui ricorda è su una vecchia macchina scassata, una 127 Panorama,in giro per tutta la Franca insieme ai suoi genitori; poi, a partire dai 13 anni, ha iniziato ad andare a Bologna e Firenze in treno finché, nell’estate della terza media, non è partito per una vacanza studio in Irlanda: “ricordo ancora il salto che ho avvertito la mio ritorno, sbalzato dal college ai pomeriggi in bicicletta in paese”.
Una buona letteratura in casa e già la volontà di ritagliarsi un’autonomia di pensiero rispetto a quello dei genitori, gli fanno ben presto compagnia e, giunto alla maggiore età, inizia la sua prima esperienza di campo di volontariato in Irlanda presso un grande parco , per ripulirlo, nelle zone più inesplorate, dai rododendri fortemente infestanti a più livelli.


“Al lavoro – ricorda Yuri – si andava in autobus, in barca o a piedi. Eravamo ospitati in una vecchia casa in cui si viveva ai minimi termini. Quella è stata per me un’esperienza, che poi ho ripetuto altre 2 volte, dalla valenza formativa profondissima quanto a dinamiche di gruppo: ancora oggi traggo spunto da quelle attività ludiche e ricreative nello stilare i miei progetti”.
Dai 18 ai 28 anni Yuri vive il più alto concentrato di esperienze di volontariato internazionale, entrando nel cuore di una quarantina di Paesi (Messico, Australia, Grecia, Francia,  Spagna, Togo e Sahara occidentale, Nord dell’Irlanda, Bielorussia, Thailandia, Mozambico…), un’occasione incredibile per conoscere nuovi modi di pensare e anche spiegarsi cose irrisolte, a cui alterna, secondo un ordine ben preciso, periodi a casa per gli obblighi universitari ( arriva a sostenere 14 esami in tre mesi) e insieme il lavoro (per lo più nel sociale).


“A ben pensarci, anche se sembra discontinuità devo dire che in quegli anni c’è stata una costanza scandita da tempi/appuntamenti che volevo assolutamente rispettare” riflette Yuri.
Qualcosa non lo ha mai abbandonato: il teatro, che lo ha visto già all’età di quattro anni tenero attore in una compagnia dialettale del paese. Crescendo ha seguito diversi corsi fino ad approdare al Teatro degli Oppressi, una forma di teatro sociale in cui si rappresentano conflitti e il pubblico viene coinvolto a cambiare le scene per indurlo a modificare le situazioni sociali.
Gli ultimi: il suo punto di partenza preferito; Don Milani, Alberto Manzi e Danilo Dolci: la più bella chiave di lettura dell’altro nel volergli dare la parola.


Ma quand’è che le bolle di sapone, il motivo per cui oggi Yuri è conosciuto ai più, hanno fatto capolino nella sua vita?
Bisogna risalire al 2008 quando, a Granada per l’Erasmus, Yuri transita da una piazza dove un ragazzo argentino è intento a realizzare grandi bolle di sapone con un impianto molto artigianale: due aste ricavate da un manico di mocio spezzato e una corda legata alle due estremità.
“Curioso come sono – ricorda Yuri – ho iniziato a fare domande, chiedendo la ricetta per la miscela e altre informazioni. Ho lasciato sedimentare ciò che ho raccolto, poi ho iniziato a fare le mie prove e anche qualche esibizione, integrata da una modalità di presentazione della bolla, come a darle vita, che voleva arricchire la performance”.


Il fatto di esibirsi all’aperto lo espone ad una serie di rischi (fra cui le condizioni meteo) che lo costringono a prepararsi a gestire l’imprevisto, tant’è che suddivide lo spettacolo in moduli intercambiabili a seconda delle situazioni.
Nel 2010 Yuri coglie l’opportunità di seguire il primo corso con un Mago delle Bolle ma lo trova deludente. Restano dubbi, che tempo dopo vengono sciolti grazie all’incontro con Lorenzo Lovisolo, da cui riceve una serie di dritte di carattere tecnico, scenico, attoriale e etico.
Quest’arte antichissima richiede studio degli “ingredienti” utilizzabili e anche delle miscele… “e quanta fatica in certi Paesi del mondo riuscire a procacciarne in quantità senza indurre sospetti” confida Yuri. E qui sono le relazioni instaurate in loco a essere un valido aiuto rispetto a qualche ostacolo.


La bolla di sapone ha davvero tante valenze, più di quanto si creda:  rappresenta il cerchio nella forma ancestrale, quindi la perfezione; qualcuno ci legge tutte le fasi della vita: nasce, cresce, invecchia e poi sparisce; ha un potere terapeutico: per il solo fatto di indurre a concentrarsi sul respiro rilassa (non a caso in alcuni Pronto Soccorso americani vengono dati ai bimbi barattolini di bolle di sapone); si presta per sperimentazioni architettoniche.
Da qualche tempo Yuri fa parte di un network internazionale di bollai, un punto di riferimento importante per lui, per tutti i dubbi o le difficoltà.
“Tuttavia – precisa – ho sempre cercato di fare in modo che le bolle non diventassero il fine ma il mezzo”.


Tra le sue esperienze, quella in Mozambico nel 2015  come cooperante: qui si è occupato del coordinamento pedagogico di un orfanotrofio, partecipando a progetti di alfabetizzazione e alimentari; ha familiarizzato attraverso il gioco con gruppi di analfabeti nei villaggi quando andava a portare loro riso e fagioli; ha collaborato con un gruppo di Teatro degli oppressi sulla frontiera col sud Africa (gestita dai Mariana, i trafficanti di persone); si è occupato di una ricerca antropologica in collaborazione con l’università di Udine per promuovere la produzione in loco di stufe pirolitiche, che con poco materiale vegetale producono carbone.
Quel periodo ha segnato un altro scatto nella vita di Yuri: il ritorno in Italia per riversare a piene mani quanto ha raccolto in queste tante vite vissute nel corso di una sola.


Ora fa il formatore presso un Ente professionale di Parma, tiene corsi di alfabetizzazione per stranieri, organizza laboratori di bolle per le scuole (come recentemente è accaduto in Campania), tiene spettacoli di teatro e bolle per i bambini, laboratori nelle case di riposo dove avvolge gli anziani in grandi bolle… “e bisogna vedere come si emozionano”, lavora a progetti a valenza terapeutica per chi ha determinate problematiche di salute, passando sempre attraverso parole e significati che lascino un messaggio, un segno: che sia l’importanza dell’ascolto, la ricerca di sé stessi, l’uguaglianza, l’amore… “perché il bollaio fa così – specifica Yuri – senza ergersi a performer come il bollista, che invece fa credere che solo lui sa fare quelle bolle”.


Sul finire di un recente spettacolo prenatalizio, Yuri dal palco ha raccontato del tour estivo che lo ha portato in giro per l’Italia, da nord a sud, per tre mesi: “ho trovato tanta siccità nei paesaggi ma anche nelle persone” e ricorda quel paesino in cui si ripete da anni un bel festival di artisti di strada “dove ci hanno accolto con un : “veh, sono arrivati i marocchini”. Guarda caso lo spettacolo ha riguardato la mancanza di amore, fratellanza, comprensione. Messaggi ad accompagnare e dare solidità alle bolle di sapone. E anche la musica di un’arpa in sottofondo: la grazia di Josephine Salvi, compagna di Yuri, un’azzeccata mimica a scandire i momenti più salienti.

Foto: Daniele Tonelli

Il Natale è magia che cela profondità: si può cogliere, come di una bolla, solo la superficie o decidere di entrarci dentro. Yuri non ha mai visto la bolla di sapone come una realtà vuota, tant’è che è solito ripetere: “Io la vedo piena”. E la maneggia con un tatto come se fosse una creatura, sempre diversa.
Ci sono giornate che andrebbero vissute soffiando, in quel modo, bolle di sapone e mangiando caramelle gommose, se solo ne fossimo capaci.

Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it

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