Categoria

Geografia

Geografia

LA LAVANDA CHE SA DI PULITO

10 luglio 2017

Se si cerca Arnico sul navigatore non si lo si trova perché Arnico non è un luogo geografico bensì il nido, la materializzazione di una scelta che Arnaldo e Nicoletta ( Ar+Nico) hanno fatto qualche anno fa, decidendo di acquistare un appezzamento di terreno, con i tipici terrazzi molto diffusi in Liguria, in località Levaggi di Borzonasca (GE). Li ha guidati la lungimiranza di vederci realizzata la loro casa e una qualche coltivazione su quei gradoni, più larghi e più bassi di quelli in cui si è soliti imbattersi.

lavanda di arnico 2
Abbiamo conosciuto Arnaldo a settembre scorso a Camogli, in occasione del Festival della comunicazione. Nel caos del problema parcheggio, un uomo pacato alla guida di un taxi, Arnaldo appunto, ci ha dato buoni consigli, cordiale e signorile nel suo modo di porsi; subito lo abbiamo eletto a punto di riferimento per i nostri spostamenti di quei giorni, in quel lembo di terra bellissimo ma non sempre avvezzo ad accogliere.
E come accade quando si avverte una sorta di feeling, ci siamo ritrovati a scambiarci informazioni di sostanza sulle nostre vite: “Non sono ligure. Vivevo a Bergamo dove mi occupavo di progettazioni di grandi coperture, come lo stadio di San Siro. Poi la contingenza ha cambiato molte cose e insieme a mia moglie abbiamo valutato di ritirarci qui, perché lei è nativa di queste parti. Io ho individuato quest’esigenza a Camogli e Nicoletta ha continuato la strada dell’insegnamento. Insieme però stiamo perseguendo un progetto. Abbiamo una piccola coltivazione di lavanda, selezionata in Provenza, la lavoriamo e vendiamo i prodotti ricavati”.

20170707_122032
Proseguo a voce alta come a chiedere conferma se ho capito bene: “Lavanda provenzale in Liguria, se viene il caso coltivata a terrazzi?”
Arnaldo conferma e aggiunge che nel Levante ligure non è a conoscenza che altri abbiano abbracciato questa strada.
Sguardo d’intesa con Luigi, “questa è già una bella storia” ci diciamo con gli occhi. Tengo i riferimenti di Arnaldo.
Sono passati dieci mesi e dalla mia agenda è sbucata una nota: fioritura lavanda di Arnico.

lavanda di arnico 5
“È il momento – mi sono detta – non c’è tempo da perdere!”
“Arnaldo si ricorda di noi?” gli chiedo telefonicamente.
“Certo che mi ricordo!”
“A che punto siamo con la fioritura della lavanda?”
“Tempo una decina di giorni e la raccogliamo”.
“Vorrei tanto vederla in fiore!”.
Ci accordiamo sul giorno. Si parte alla volta della Liguria, appositamente. È la natura che detta ancora i tempi, se vuoi seguirla!
Ci portiamo sul fondo della valle Sturla fino a imboccare una piccola strada che sale fra un verde lussureggiante. Niente case, solo natura per un bel tratto, poi timidamente compare qualche abitazione.

lavanda di arnico 6

Una freccia indica ‘Lavanda di Arnico’, si scende lungo uno stradello sterrato. Una bella cancellata si affaccia su un parcheggio generoso, in piano, dove un’ insegna conferma che siamo nel posto giusto. Si affaccia sorridente Arnaldo e con lui Nicoletta, due visi luminosi, due espressioni serene.

lavanda di arnico 13
C’è un sole pieno che, generoso, bacia quel versante per dodici ore al giorno. Gradisce la lavanda, le piace anche il terreno povero di questa zona.
“La pianta di lavanda non è esigente – precisa Nicoletta mentre ci incamminiamo verso la coltivazione – si accontenta dell’acqua del cielo. Solo nei periodi di maggiore siccità interveniamo noi”.
Mentre ci indirizziamo verso i terrazzamenti notiamo che quel giardino è tutto una lavanda, che in tal caso funge da ornamento. In ogni angolo sbucano cespugli e con loro farfalle e api, impegnate nel loro balletto.

lavanda di arnico cop2
“Quando raccogliamo la lavanda lasciamo un po’ di steli per le api” puntualizza Nicoletta. L’ascolto, ascolto quel suo modo di esprimersi: questa donna sa cogliere e trasferire con le parole la poesia di quello che ha intorno.
Ci affacciamo dapprima sul pendio e poi, piano piano, scendiamo per avvicinarci ai filari dove gli steli sono tutti protesi verso il sole.

lavanda di arnico 18
Ci racconta Arnaldo che inizialmente qui ha trovato nella parte alta pochi ulivi poi ne ha integrato qualcuno fino a che, analizzando la caratteristiche di terreno e posizione, ha scelto di iniziare, nei gradoni sottostanti, la coltivazione della lavanda: tre qualità e una nana, selezionate accuratamente grazie ad alcuni conoscenti della Provenza.

terrazzamenti

I sacchettini di organza riempiti di fiori essiccati sono stati la partenza di un processo di trasformazione di questa pianta talmente versatile e ricca di proprietà terapeutiche (neurotoniche, antinevralgiche, antisettiche, disinfettanti, cicatrizzanti, antibatteriche, antiparassitarie, digestive…) da aver sollecitato Arnaldo e Nicoletta a mettere a punto una diversificazione di prodotti su cui, ancor oggi, non si ritengono completamente arrivati.
E d’altra parte, come dicono loro, “il cliente cerca la varietà”.

esposizione lavanda
Così hanno ampliato la gamma dei profumatori (cassetti, armadi, auto… bella l’idea del portachiavi), si sono organizzati con un alambicco per ricavare olii essenziali, realizzano oleoliti (potenti decontratturanti), sali e saponette, mascherine decongestionanti, una linea di cuscini per la terapia del caldo e del freddo (con noccioli di ciliegia, farro, amaranto, semi di uva, semi di lino naturalmente integrati a lavanda), cuscini rilassanti (pino cembro e lavanda), segnaposti per cerimonie e bomboniere.
Le timide presenze dei primi anni a mercatini locali sono diventate presenze più strutturate: uno stand armonioso e di impatto dice la cura che ci sta dietro al mondo della lavanda di Arnico.

lavanda di arnixco 22
“Il cliente che si ferma ha certe caratteristiche, apprezza, chiede, ha voglia di sapere e di parlare…dà soddisfazione”, ci confida Nicoletta, mentre al tavolo di quel ridente giardino ci offre una fetta di crostata di albicocche e lavanda e un infuso fresco di lavanda, che allietano le colazioni estive di casa loro: una bontà! Peccato che non possano produrle che per se stessi.

lavanda di arnico 17

La lavanda di Arnico ha una profumazione potente, al punto che un sacchettino di fiori essiccati rimane carico per un anno e mezzo, ma ha soprattutto una caratteristica: sa di pulito come chi ha scelto di coltivarla e trasformarla.

Simona Vitali
simonavitali@solobellestorie.it

Azienda Agricola La Lavanda di ARnico
Loc. Levaggi di Borzonasca (GE)
Tel. 338 6005951

La Lavanda di ARnico facebook

 

 

 

 

Geografia

SICILIANI DI MARE APERTO

3 luglio 2017

“Questo è uno sciero” mi spiega Giuseppe Argentino, non appena ci incontriamo all’ingresso di quel capolavoro di architettura urbana che è la piazza Regina Margherita di Marzamemi, l’affascinante borgo marinaro della Sicilia sud-orientale, dove fino al secolo scorso si mettevano ad asciugare le grandi reti per la pesca.

marzamemi3
Continua a leggere…

Geografia

COME CREARE UNA RETE FELICE

26 giugno 2017

“Ah! Ah! Ah!” sembra una grassa risata lo stridere di una coppia di gabbiani che sta volteggiando sopra il mare di Peschici. Vuoi vedere che qui i gabbiani sono più felici? Avranno anche loro delle preferenze, sentiranno più ameni certi luoghi piuttosto di altri, mi dico per spiegarmi quella gioiosa espressione, come umana, mai udita prima .
Qui per osservare i gabbiani in naturalezza bisogna portarsi sulla costa di levante, addentrarsi nei borghetti imbiancati fino al limite del mare e affacciarsi sulla scogliera, sospesi fra i due azzurri che spesso si fondono, godendosi le loro danze in tondo e il chiacchiericcio per trovarsi rapiti dentro quel balletto.

terrazzo peschici
Continua a leggere…

Geografia

IL BOSCO CHE SUONA

5 giugno 2017

Ci vogliono almeno centocinquant’anni per ottenere un legno di risonanza dagli abeti rossi del bosco di Paneveggio, un’enorme distesa tra Passo Rolle e la Val di Fiemme: lo chiamano il bosco che suona, ma non pensate di trovarlo così facilmente.
Non ci sono precise indicazioni, ad una signora titolare di un bar lungo la strada che da Predazzo porta a Passo Rolle abbiamo chiesto dov’era questo bosco; si è affacciata sulla porta e con un ampio gesto della mano lo ha indicato, grande, a prima vista irraggiungibile.
Ci sono alcune vie di accesso che si inoltrano in più punti del bosco, cartelli che, poco a poco, diventano semplici segni rossi e bianchi dipinti sui tronchi o sui massi per non far perdere la direzione.

il bosco che suona cartello Continua a leggere…

Geografia

ADDOSSO IL PROFUMO DEL PANE

22 marzo 2017

Un grosso timbro ricavato da un pezzo di legno di tiglio con un gallo stilizzato nell’impugnatura e alla base l’incisione di una toque, il tipico cappello da cuoco, che un materano ha regalato al Presidente APCI Roberto Carcangiu, nella permanenza a Matera per il congresso dei cuochi, ha solleticato e non poco la nostra curiosità.
“È un timbro per marchiare il pane, per personalizzarlo!” ci spiega Roberto, con quel modo frizzante di traferire conoscenza: “guardate che bello! Pensate che questa, che ai giorni nostri è una simpatica idea regalo certamente utilizzabile ma anche elemento decorativo in una casa,  in un passato non così lontano era un accessorio indispensabile in ogni famiglia”.
Basta questa battuta raccolta al volo per andare alla ricerca di altre informazioni.  Chi può esserci di meglio da interpellare se non Massimo Casiello , artista del legno, fautore del timbro del pane-regalo?

massimo_casiello

Massimo Casiello


Continua a leggere…

Geografia

I PAROLIERI DI PORTA PALAZZO

27 febbraio 2017

Poche ore di tempo da spendere prima della partenza da Torino e la mia decisione di visitare il Balon, lo storico mercato delle pulci del capoluogo piemontese.
Ecco, io al Balon non sono mai arrivata! Ci ha pensato il mercato di Porta Palazzo, che avrei dovuto attraversare per giungere a destinazione, ad arrestare la mia volata. Una fitta distesa di tende da mercato colorate o millerighe, a copertura di una parte consistente di piazza Repubblica, ha agito da richiamo.

porta palazzo
Continua a leggere…

Geografia

SI TRATTA DI FIDUCIA, TRA LE PERSONE

9 gennaio 2017

Lo confesso, ho spesso considerato i musei spazi chiusi e autoreferenziali, di pura conservazione della memoria, dove la visita è tra l’obbligo (vedi i grandi musei internazionali) e il riempimento del tempo nelle ore più calde o più lente di una giornata di vacanza.
L’esperienza vissuta a Cortona a Capodanno, in un museo dove il motivo di visita non era fine a sé stesso, mi ha aperto una prospettiva completamente diversa, coinvolgente e dinamica. Complici Vittorio Camorri, di Terretrusche, e Albano Ricci, assessore a turismo e cultura della città etrusca.

20170101_102513
Continua a leggere…

Geografia

LA BOTTEGA DELLE MERAVIGLIE

19 dicembre 2016

Non c’è niente di più bello che imbattermi in qualcosa che catturi la mia attenzione così, all’improvviso, senza che lo stia cercando, solo perché si trova lungo il mio tragitto. E regolarmente mi fermo, anche se per poco, perché  lo stupore della sorpresa e la curiosità che si innesca sono troppo forti.
Stavo attraversando il cuore della vecchia Firenze, l’Oltrarno, quando imboccando Borgo Santissimi Apostoli, una via tranquilla e ovattata, costellata qua e là di poche e composte vetrine, ho intravisto a distanza una voluminosa  esposizione di oggetti, indefiniti alla mia vista, a rivestire la facciata esterna di una torre antica e a fare da cornice a una porticina.

20161212_151204
Continua a leggere…

Geografia

LA SIGNORA CHE VENDE SILENZIO

19 settembre 2016

“Ho un’amica che vende silenzio” mi confida Fulvia in uno di quei momenti in cui, col pensiero, ci si solleva dal lavoro, dal quotidiano e ci si abbandona a una rilassata conversazione, che potrebbe continuare per ore, sulla vita e sui valori. Che elevano.
Folgorata da un’espressione di cui ancora non conosco il significato ma mi restituisce l’idea che si tratti di qualcosa di rigenerante, esclamo interrogativa “Vende silenzio?” come a chiedere qualche informazione in più. “Vai a trovarla, guardati intorno, vivi quell’atmosfera poi mi dirai”, prosegue Fulvia con un sorriso sornione ma convincente.
Continua a leggere…

Geografia

LE STORIE DELL’APPENNINO

12 settembre 2016

Pur essendo nato alle sue pendici, non avevo mai pensato all’Appennino nella sua conformazione e nei suoi significati fino a dieci anni fa quando, seduto sui gradini di una piccola chiesa nei boschi di Vessalico, in provincia di Imperia, restai folgorato dalla lettura di una delle prime tappe del viaggio che lo scrittore Paolo Rumiz stava facendo a bordo di una Topolino degli anni ’50, da Ventimiglia a Reggio Calabria, proprio lungo le strade della dorsale appenninica; strade abbandonate dal traffico, nessuna grande città, nessun rettilineo.
Quell’estate decisi di andare in vacanza verso il sud del Mar Adriatico ma, in prossimità di Cesena, mi trovai in una coda assurda sull’autostrada; i minuti passavano lenti e ripresi in mano il racconto di Paolo Rumiz, pubblicato a puntate su Repubblica, e il mio sguardo cadde su quelle righe: Gli appennini li scopri solo se un ingorgo ti espelle dall’autostrada. Soltanto allora ti capita di scoprirne l’infinito e affascinante labirinto. E se spegni il motore senti un immenso silenzio di cicale, torrenti e lucciole.
Continua a leggere…