Alimentazione

SOTTO LO SCHERMO DEL MIO CIELO

25 settembre 2017

“Siete benvenuti sotto lo schermo del mio cielo” ci saluta solare Michele di Mauro, viso da subito familiare, dall’alto della sua autobotte, nei pressi dell’oleificio San Luca a Vieste, dove ci siamo dati appuntamento.
“Scusate, io rubo il tempo al tempo, approfitto di questa discesa a valle per approvvigionarmi di acqua, perché la siccità di questi giorni si fa sentire”.


Colpisce subito per quel modo colorito di parlare, carico di enfasi. Michele è un poeta bucolico prestato alla terra. In lui convivono il rigore di tanto lavoro, non si contano le ore dall’alba a notte, e una sensibilità che si fa ispirare dalla natura, compagna delle sue giornate, durante le quali rielabora pensieri, massime di vita.
Vent’anni fa ha iniziato con l’affiancare il padre Nicola, fino a raccogliere il testimone quando è andato in pensione.
“Ho un’azienda – ci racconta Michele – che non vedo l’ora di mostrarvi, ma lavoro la terra anche per altri. La mia giornata è scandita da molti impegni, per questo devo mettere tutto in fila e ottimizzare i miei tempi. Seguitemi, andiamo alla Valle del Cerro”.


Percorriamo un breve tratto che inizia a salire, quando Michele, che ci sta facendo strada, si ferma e con un ampio gesto del braccio accompagna un “Io aro tutti questi terreni!”. Continuiamo a salire, costeggiando per lo più uliveti.
Arrivati a destinazione, ci accoglie una grande valle: “vedete, questi sono i miei campi! Io li amo. Quando lavoro con il trattore io canto. Sto bene in questa dimensione. E poi la natura mi ispira bei pensieri o dediche da fare alle persone che ho intorno a me. Una volta – confida – ho fatto una dedica diversa dal solito, sfalciando col trattore un grandissimo “ti amo”, proprio  su quel campo in pendenza davanti a noi”.


Volgendo lo sguardo alla nostra destra ci cattura la masseria, i recinti limitrofi, un nugolo di animali che vagano in libertà: è la parte “abitata” di questa valle. Insieme ci dirigiamo a far conoscenze. Fiancheggiamo un simpatico gruppetto di maiali, in realtà  un incrocio tra maiali e cinghiali, disseminati qua e là, chi in movimento e chi coricato, tutti assolutamente tranquilli, non disturbati dalla nostra presenza.
Passiamo poi a far visita alle more capre garganiche, ai vitellini protetti dentro la stalla, e sull’esterno agli esemplari adulti di razza bruna. Lì accanto ci sono Pepita e Totò, due asinelli che non chiedono altro che coccole.

Michele ci racconta che ogni giorno munge e lavora il latte per produrre caciocavallo e cacioricotta di capra. Considerando che l’ingegno non gli manca e il grado di socievolezza è elevato, ha escogitato anche di portare il suo mestiere di casaro a certe serate nei villaggi turistici di Vieste piuttosto che nei matrimoni, dove mostra come realizza le trecce di formaggio filante e ne propone una degustazione.


È immaginabile cosa significhino per lui questi impegni per lo più serali, quando le sue giornate iniziano all’alba. D’altronde il suo non è un mestiere che arricchisce e il darsi da fare non è ingordigia ma necessità di far quadrare i conti.
Ci sono poi i momenti didattici – Un giorno in masseria – nati principalmente per far esperire ai bambini  tutte mansioni possibili, compresa la mungitura, perché possano conoscere dal vivo ciò che non trovano più neanche sui libri.


Una data, piuttosto recente,  ha lasciato un segno doloroso nella vita di Michele. Il 9 maggio di quest’anno sono scomparsi nel nulla 13 dei suoi 18 esemplari di razza bruna.
Per giorni ha cercato i suoi animali ovunque, battendo tutta la zona, che conosce meglio delle sue tasche. Si è inoltrato nei boschi, lasciando come segnale sulla strada una pietra, perché eventualmente si sapesse da dov’era entrato. Ma nulla, nessuna traccia delle sue mucche.
Tornando a casa il suo strazio aumentava nel sentire i vitellini rimasti orfani che piangevano ininterrottamente.
Dopo aver sondato tutto il territorio Michele ha capito che le sue mucche non erano più lì, ma altrove. E con ogni probabilità erano state fatte macellare: mucche da latte!


“Ma perché proprio a me?- mi sono chiesto- Io che sono sempre pronto a dare una mano a chiunque me lo chieda! Non riesco ad accettare tanta cattiveria”.
Lui così iperattivo e motivato nei confronti del suo lavoro stentava questa volta a trovare la forza per ripartire.
La sua terra, la sua gente da cui è davvero benvoluto, si sono mobilitati per fargli sentire la vicinanza se si sono organizzati per una raccolta fondi: “Io non volevo perché per me questa era una vergogna” ricorda Michele.
Un giorno lo chiamano dalla banca: “Senta Di Mauro, abbiamo qui davanti a noi i carabinieri, la polizia, i vigili urbani e la forestale che mi chiedono il suo IBAN. Cosa facciamo?”
“A quel punto – ricorda Michele – ho ceduto, lasciando che aprissero questa raccolta fondi”.
La macchina della comunicazione è partita forte con un messaggio molto sentito,  divulgato attraverso diversi canali. Lo riportiamo perché è significativo di una stima e un affetto veri, per questo trentaseienne che ha un carico grosso sulla spalle, conoscendo molto lavoro e poco tempo per godersi la sua età.


“Quello che è accaduto il 9 maggio non è uno dei tanti furti perpetrati, in questi anni, nei confronti di  un cittadino viestano. Con il furto di bestiame ai danni di Michele di Mauro e della sua meravigliosa fattoria è stata compiuta non solo una violenza personale nei confronti di un cittadino, di un allevatore e di uno straordinario lavoratore, ma anche una violenza sociale e culturale nei confronti del nostro paese. Chi ha avuto la fortuna di conoscere Michele in questi anni, ha avuto modo di apprezzarne la genuinità e la straordinaria passione con la quale si è sempre prodigato nel suo lavoro. Un lavoro che è la sua vita, con un’incredibile voglia di fare, di spendersi non solo per sé, ma anche per gli altri, facendo conoscere ed apprezzare i suoi prodotti alla comunità viestana ed ai turisti che in estate affollano il nostro paese, aprendo la sua fattoria a tutti coloro che avessero voglia di trascorrere una giornata in un ambiente sano. Il vile ed ignobile gesto, nella giornata di Santa Maria, è un segnale inequivocabile della crisi di valori nella quale è caduta la nostra società. Michele non ha subito solo un furto, ma un atto criminoso. Sentiamo, forte, il desiderio di aiutarlo”. (Gli amici di Michele e della “Valle del Cerro)


Il nostro incontro con Michele di Mauro è stato a soli pochi mesi dall’accaduto: tutta motivazione, tutta energia, ancora poesia! Ha sempre raccolto e gettato nel burrone le pietre che trovava nei campi perchè d’intralcio al suo lavoro. Da qualche tempo le raccoglie per metterle assieme una sull’altra e farne muretti. E dice “Ecco l’odio che diventa amore”
Simona Vitali

https://www.facebook.com/lavalle.delcerro

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